lunedì 7 dicembre 2009

Progetto di fine corso: tecnica e creatività



Con piacere pubblichiamo alcune delle immagini proposte da Floriana Riccio per il progetto di fine corso presentato giovedì scorso in occasione della lezione finale di tecnica e creatività.
Abbiamo apprezzato la delicatezza e l'emozionalità delle immagini presentate, e ci auguriamo che Floriana decida di proseguire il percorso di ricerca intrapreso.
Ha raccontato di essersi lasciata suggestionare dal libro di Azar Nafisi "Leggere Lolita a Teheran" e ci piacerebbe che fosse lei a condividere gli stimoli che l'hanno portata ad interpretare fotograficamente questo tema.

Ancora complimenti.

4 commenti:

  1. Circa due mesi or sono, iniziavo il corso di tecnica e creatività e, a voler essere sinceri, devo proprio dire che quell'ultima voce sul programma, "Visione e lettura critica dei portfoli dei partecipanti", mi dava già allora da pensare con un poco di apprensione. Il tempo passava, le lezioni si susseguivano intense ed interessanti e questa incombenza, sita in un futuro per me ancora remoto, è slittata in secondo piano. Finché, una bella sera, mi viene chiesto: "Hai già pensato al progetto finale?" ed io rispondo: "Ma, non so...non ho ancora le idee chiare...". E invece sì che ci avevo pensato! E, in fondo in fondo, avevo già anche le idee chiare su quello che avrei voluto fare. Erano giorni che mi ronzavano in testa le frasi di un libro letto tempo addietro, dal titolo "Leggere Lolita e Teheran" di Azar Nafisi e, come spesso capita quando leggiamo un libro che ci coinvolge particolarmente, riuscivo ad immaginare in maniera nitida alcune istantanee del racconto. Ero molto tentata dall'ispirarmi ad alcune citazioni di questo testo per il mio progetto ma ero parimente frenata dalle mie insicurezze tecniche, dalla carenza di tempo e da una decisa inesperienza. E perché non confessarlo, ero anche bloccata dal timore di non riuscire ad essere all'altezza dei miei compagni di corso. Così cominciai a fotografare le cose che mi erano più familiari: paesaggi, oggetti vari posizionati in composizioni astruse, ma nulla mi dava soddisfazione. Alla fine, un sabato mattina, decisi di investire qualche soldo in un lenzuolo nero e mi barricai (letteralmente) in camera con macchina fotografica, cavalletto e tanta voglia di mettermi alla prova. Protagonisti della scena: una parete neutra, il lenzuolo nero promosso al grado di velo e parti di me. Dietro alla macchina fotografica c'era solo un libro aperto sulla pagina dove si potevano intravedere, un po' evidenziate in matita, le seguenti frasi:

    "...restava solo la stoffa con la mia forma, che andava in giro guidata da una forza invisibile..."
    "...il trucco avrebbe funzionato soltanto finché fossi riuscita a non farmi notare dagli altri. Di quando in quando, ovviamente, avrei fatto riapparire una parte di me..."

    Il passo da cui sono tratte queste citazioni narra del difficile periodo vissuto dalla protagonista nel suo Paese natale, l'Iran, costretta a coprire integralmente il proprio corpo con un velo. La donna, nonostante le prime opposizioni, si abbandona completamente a questa imposizione, provando a fare della sua veste una barriera dietro la quale scomparire agli occhi del mondo intero. Ogni tanto, però, sarebbe riapparsa, mostrando magari anche solo una piccola porzione del suo corpo, riaffermando così la propria individualità.
    Non avevo la presunzione di trasferire in immagini questi passi così difficili e affascinanti, ma avrei voluto provare a reinterpretarli in una chiave più generica. Alla fin fine, pensavo, tutte le persone di questo mondo vivono una parte più o meno cospicua del loro tempo nascosti sotto ad un velo. Quanto è difficile riuscire a mostrarsi interamente come si è! Ogni tanto, però, offriamo qualcosa al mondo esterno, per un qualche scopo, o perché veniamo colti di sorpresa, o per mille altri motivi. In quei momenti ci si sente un po' vulnerabili, un po' emozionati ma anche un po' più forti...forse perché riusciamo, finalmente, ad esternare una parte di noi pura e diretta. Questa era, ed è, la mia personale interpretazione del testo.

    continua...

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  2. ...continua dal post precedente...

    I primi scatti, o meglio autoscatti, erano un disastro: sfocati, mossi, composti male...chi più ne ha ne metta. D'altronde non è proprio comodo cercare di immaginarsi una composizione inquadrando un muro con pochi punti di riferimento, far partire l'autoscatto e poi correre avvolti in un lenzuolo davanti all'obbiettivo, sperando di essersi messi nel punto giusto e nella posizione corretta e, soprattutto, cercando di non inciampare da nessuna parte! Comunque, a parte i primi tentativi, dopo poco tempo, ricordando anche alcune nozioni apprese, ho visto le mie idee prendere forma. Certo, c'erano e ci sono ancora molte cose da migliorare, ma cominciavo ad ottenere quello che volevo. E questo era per me già una grande soddisfazione!
    Dopo circa cinque giorni, il lavoro aveva guadagnato consistenza ed era pronto per la stampa (anche perché mancava ormai pochissimo tempo alla fatidica lezione "Visione e lettura critica...").
    Che emozione vedermi stampata in 20x30! Meglio dire che imbarazzo! Le dita mi tremano quando ritiro le stampe nella loro busta. Cosa farò giovedì sera? Vado lo stesso alla presentazione? Ma certo che ci vado, non sia mai detto che abbandono le cose sul più bello, appena spunta un piccolo ostacolo! Al massimo dico che la modella è una mia amica...si, si, farò proprio così! Però tutto il discorso di noi stessi sotto al velo che mostriamo solo una parte sembra indebolirsi...e poi è stato così divertente e liberatorio fare questi autoscatti che mi sembra un' eresia non confessarli! Ma sì, buttiamoci! Se proprio le foto sono un disastro, saluti e baci, comunque è l'ultima lezione. Se non sfrutto l'occasione di mostrare questo ora, quando capiterà ancora?
    Con questi pensieri mi avvio allo studio, con le foto in un pacchetto e il velo nero nella borsa.

    Una settimana è passata dalla fatidica presentazione del progetto, eppure sento ancora la soddisfazione che ho provato a mostrare il mio lavoro. I progetti dei miei compagni erano tutti molto affascinanti, è stata davvero una bella occasione per confrontarsi e per parlare. Sono proprio felice di aver partecipato al corso e di essermi buttata. Poteva essere un piccolo "disastro", ma poteva anche essere un piccolo "successo". Di sicuro, per me, è stato il modo migliore per scoprire le basi sulle quali mi impegnerò per portare avanti e apprezzare sempre di più questa passione.
    Non so se viviamo per davvero tutti sotto ad velo scuro, ma sono sicura che osare fuori ogni tanto non fa poi così male.

    Flo

    ...fine...

    Mi scuso per la mia abbondanza nel commentare, d'altronde non ho scritto da nessuna parte che sarei stata breve! Comunque, spero che qualcuno abbia il tempo di leggere il mio discorso fino a qui, perché proprio in questo punto ringrazio tutti per la compagnia e per gli apprezzamenti! Tanti auguri a tutti per tutto e speriamo di avere ancora occasioni di incontro e confronto! Ciao!

    ...fine (per davvero!)

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  3. mi avevano parlato di te.
    e lo hanno fatto con quel garbo e quella luce di curiosità che solo i pepe's sanno metterti tra i tuoi.
    di occhi.

    mi piace l'idea di attaccarsi ad una pagina, quasu ad esere grafite sulla carta.
    di trasformare - semplicemente - la parola scritta in parola di luce.
    e la composizione,
    e la sensibilità geometrica,
    e tutte Quelle cose che, letteralmente, costruiscono Quell'immagine.
    non un'immagine.

    alcuni lo chiamano garbo.
    brava (va detto).

    gio.

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  4. nello scrivere, con la luce e le parole, hai usato una leggerezza ed allo stesso tempo una profondita' che consente al lettore/spettatore attento di intravvedere oltre la semplicita' del gesto. questo e' comunicare le emozioni, questo e' trasportare in quel luogo sospeso che sta dove le idee prendono forma e le parole lasciano lo spazio al silenzio, perche' nulla aggiungerebbero a quanto gia' detto. il nero e il bianco rappresentano l'assoluto e lo spazio da riempire a nostro gusto.le tue immagini e le tue parole mi hanno davvero emozionato e devo dire che i pepes anche stavolta han fatto centro!complimenti di cuore.duende

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