domenica 29 marzo 2009

Robert Capa in mostra allo spazio Forma di Milano


Dopo averne tanto parlato a lezione, è con piacere che vi invitiamo a visitare la mostra di Capa allo spazio Forma di Milano.
La mostra dal titolo Questa è la guerra! Robert Capa al lavoro resterà aperta fino al 21 giugno.

Si tratta di una mostra monumentale, di quasi 300 immagini, dedicata all'incomparabile lavoro del fotogiornalista. Una carrellata di immagini e provini a contatto, documenti e lettere personali per capire e conoscere come uno dei più grandi fotografi del mondo, fondatore e anima dell’agenzia Magnum, lavorava e affrontava le lunghe trasferte sui fronti di guerra.

Accanto alla mostra di Robert Capa, per la prima volta, inaugura in contemporanea la retrospettiva della fotografa Gerda Taro. Conosciuta soprattutto per essere stata la compagna di Capa, Gerda Taro è stata una fotografa pionieristica, che ha speso la sua breve e intensissima vita documentando il fronte caldo della guerra civile spagnola, ma le sue fotografie erano state fino ad oggi poco viste e anche molto sottovalutate. Questa mostra oggi la consacra finalmente, come fotografa di grande talento.

Robert Capa e Gerda Taro giunsero insieme in Spagna il 5 agosto del 1936, a meno di un mese dall’inizio della guerra, come inviati della rivista «Vu» e firmarono insieme i primi reportage da Barcellona e dal fronte di Cordoba. La guerra di Spagna è stata una delle prime guerre ad aver avuto una grande copertura mediatica, grazie anche alla fotografia che stava iniziando a diventare l’occhio testimone sul mondo. Tra il 1936 e il 1939 decine di grandi intellettuali europei e americani si arruolano nell’esercito repubblicano e ne sposano la causa, tra questi, i due fotografi destinati a diventare una leggenda e a diffondere in tutto il mondo le immagini dell’orrore dell’avanzata nazionalista in Spagna.
Gerda morirà poco tempo dopo nel 1937, schiacciata da un carro armato a soli 27 anni. Robert Capa morirà in Indocina, su una mina nel 1954.

Forma
Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano
02.58118067

martedì 24 marzo 2009

Thomas Ruff a Rivoli fino al 21 giugno

Alla fine degli anni Ottanta,Thomas Ruff (Zell am Harmersbach, Germania, 1958, vive e lavora a Düsseldorf) è tra i primi artisti ad usare la fotografia come mezzo artistico pienamente riconosciuto nell’arte contemporanea. Partecipa a Documenta Kassel nel 1992 e rappresenta la Germania alla Biennale di Venezia nel 1995. Eppure Ruff utilizza da sempre il mezzo della fotografia con scetticismo: la superficie fotografica è per l’artista una lamina sottilissima; mentre inganna l’osservatore con la sua estrema verosimiglianza, rivela la fondamentale impossibilità di conoscere il mondo nella nostra epoca digitale. Le sue immagini paiono enfaticamente affermare l’assenza della caratteristica principale della fotografia – quella di offrire una registrazione e una memoria affidabile della realtà. Attraverso immagini mute e svuotate da qualsiasi affezione, Ruff ci parla invece di una soggettività contemporanea definita dall’amnesia.

In mostra al Castello di Rivoli
www.castellodirivoli.it
Orario d'apertura
da martedì a giovedì: 10-17
da venerdì a domenica: 10-21

domenica 22 marzo 2009

STATI DI GRAZIA

Stefania Martinetto, che sta frequentando il corso di reportage, ha raccolto in parole lo stato di grazia vissuto in una giornata particolare:





"Una giornata piena di colori brillanti e silenzio, un mercoledì regalato, quasi rubato. Io, la macchina fotografica e il resto del mondo, la macchina fotografica tra me e il mondo. È come se la mia la macchina fotografica mi avesse permesso di fare un passo indietro, che mi ha fatta diventare spettatrice. E’ come se il mondo fosse racchiuso in una bolla d’aria e io ne fossi uscita per un po’ per osservarlo attraverso il mio obiettivo. Nessun rumore, solo le macchine che passano, solo il mio obiettivo che cerca il fuoco, solo quello spezzarsi secco di qualcosa che è lo scatto, il fermo immagine su quello che passa davanti ai miei occhi, per un (infinito) istante tutto si congela e poi riprende. Ma riprende piano senza far rumore, chi mi passa accanto è come se non mi vedesse, quasi la macchina fotografica mi avesse fatta diventare trasparente. Vedo negli occhi della gente un barlume di curiosità, ma poi lo sguardo si distoglie e cerca di abituarsi alla mia presenza, come se fossi un albero o un tetto. Quasi non mi volessero distogliere da quello che sto facendo. E che sto facendo poi? Sto cercando di documentare un luogo, sto cercando di creare una storia di immagini che racconti com’è davvero. Cammino in silenzio, la mano sulla macchina, ed è come se leggessi nelle immagini che vedo quello che quel luogo a sua volta ha visto. Questo vorrei fare, riportare in vita per un istante (che sia sempre infinito, però) qualcosa di dimenticato, qualcosa di silenzioso. Senza sentire la mia voce, ma solo qualche brandello di conversazione, a volte chiudo gli occhi come per mettere in ordine le centinaia di immagini che sono sfilate davanti ai miei occhi. E poi piano, piano mi allontano, mi volto, mi fermo, cammino ancora un po’, mi giro di nuovo… vuoi dirmi ancora qualcosa, luogo silenzioso?
Ritorno alla mia auto, alla mia vita di sempre, dopo una parentesi brevissima, ma ormai eterna dentro di me. Non sono più invisibile, non sono più fuori ad osservare, devo guidare verso casa, fare attenzione ai semafori, il traffico. Lentamente aumento il volume della radio, che avevo zittito, chiudo gli occhi ancora un secondo per rientrare nel mondo con un balzo morbido. E’ come se avessi annusato il profumo di un mondo parallelo, e mi resta la sensazione dolce di sapere che c’è."

mercoledì 18 marzo 2009

Nuovo incontro con Gabriele Basilico

Gabriele Basilico torna a Torino, con un nuovo lavoro:

'Teatro Carignano. Dalle origini al restauro'.

Presentazione del libro di Gabriele Basilico, Giovedì 19 Marzo

Giovedi 19 Marzo alle 18h30 presso il Teatro Carignano di Torino Agarttha presenta il libro di Gabriele Basilico: "Teatro Carignano. Dalle origini al restauro". Saranno presenti Gabriele Basilico e Evelina Christillin, Presidente della Fondazione Teatro Stable di Torino.

martedì 17 marzo 2009

registi e direttori della fotografia

Su segnalazione di Michela Rossi e con l'attenta collaborazione di Alberto Spadafora segnaliamo un interessante articolo apparso di recente sul "Corriere della Sera" relativamente a "Il braccio violento della legge", film diretto da William Friedkin e "fotografato" da Owen Roizman. Un illuminante confronto fra due ruoli: il regista e il direttore della fotografia... a voi i commenti.

http://archiviostorico.corriere.it/2009/marzo/14/braccio_mutilato_della_legge__co_8_090314037.shtml

Pellicola «corretta». Owen Roizman: «Ha castrato il nostro lavoro senza neanche avvisarmi»

«Il braccio mutilato della legge»

Friedkin cambia digitalmente il film, rissa con il direttore della fotografia. Risposta Nuova edizione per il disco a alta definizione Blu-Ray: la luce diventa fioca e bluastra, i colori caldi sfuocati apposta Non ti piace? E' solo la tua opinione Una opinione sbagliata

MILANO - L' impermeabile bisunto di Popeye Doyle, il manesco poliziotto (detto «Braccio di ferro») protagonista di Il braccio violento della legge interpretato da Gene Hackman meriterebbe di essere esposto in un museo: non soltanto perché è un punto di riferimento del nuovo cinema americano Anni 70, ma anche perché il genere poliziesco non ha più potuto prescindere da quel film. Il montaggio dell' inseguimento sotto il cavalcavia del metrò viene insegnato nelle scuole di cinema; la fotografia sgranata e opaca, le molte riprese con la cinepresa portata a spalla dall' operatore come in un documentario. Quella del Braccio violento è la luce fioca di un noir che ha aperto una nuova epoca, ma adesso con l' uscita del film in formato Blu-Ray (una specie di super-dvd in alta definizione che richiede un lettore apposito - o di una Playstation 3 - ideale per guardare film su un grande schermo al plasma o Lcd), è cambiato tutto. Il regista William Friedkin (quello che ha appena litigato con la Scala, chiamandosi fuori dalla regia della futura opera tratta dal libro ambientalista di Al Gore) ha però cambiato radicalmente la fotografia del film: i colori, i toni, la grana. Tutto in digitale. Creando una nuova, alternativa versione del Braccio violento: grazie alla tecnologia digitale Friedkin ha desaturato i colori, ha sfuocato i toni caldi, specialmente i rossi, e ha sovrapposto a ogni fotogramma una copia dello stesso fotogramma ma in bianco e nero. Il risultato? Una fotografia fredda, densa, bluastra e livida che ha poco a che vedere con l' originale. Il regista, in uno dei filmati che accompagnano il disco Blu-Ray, definisce la sua nuova versione «la migliore che sia mai esistita, più vicina di qualsiasi altra alla mia visione originale». E' una novità per Owen Roizman, 72 anni, autore delle luci di capolavori (oltre a Il braccio violento della legge, Provaci ancora Sam, L' esorcista, I tre giorni del Condor, Quinto Potere e Tootsie). Si è ritirato «irrevocabilmente» dal cinema quattordici anni fa. E proprio al restauro dei suoi lavori dedica tempo, attenzione, amore, come aveva spiegato al Corriere qualche anno fa. Spiega Roizman adesso dalla sua casa di Los Angeles: «Nessuno mi ha avvertito, non sapevo nulla di questa riedizione. Un giorno ho ricevuto un pacchettino: c' era dentro il disco Blu-Ray del Braccio violento. Me l' aveva mandato la produzione. Io però non avevo neanche il lettore per guardarlo. Ho chiamato il mio amico Jerry Greenberg (montatore del film e di altri capisaldi come Apocalypse Now, ndr) e neppure lui era stato informato». Allora Roizman e Greenberg hanno guardato il Blu-Ray insieme. E non hanno più riconosciuto il loro film. «Billy (Friedkin, ndr) non mi aveva mai detto di non essere contento di come il film era stato fotografato ai tempi della lavorazione. Anzi, al contrario. Non so cosa gli sia venuto in mente. Lui è fatto così. Quello sul disco Blu-Ray non è il film che abbiamo girato, è un' altra cosa. Sono allibito». Ora Roizman ha fatto partire una campagna di protesta, ha partecipato a un popolare programma radiofonico a Los Angeles nel quale ha definito il film «atroce» e «castrato», se ne è dissociato pubblicamente: «Me ne lavo le mani». Friedkin lo ha gelato: «E' la sua opinione. Sbagliata».

Persivale Matteo

Pagina 47
(14 marzo 2009) - Corriere della Sera

giovedì 5 marzo 2009

CRONOSTASI 2: FILM E VIDEO D'ARTISTA 1968-2008

Sabato 7 marzo apre Cronostasi 2, alla GAM di Torino (Via Magenta 31).

Questa seconda e ultima parte della mostra continua l'indagine del rapporto tra tempo filmico e tempo fotografico, concentrando la propria attenzione sul periodo storico successivo agli anni rappresentati nella prima sezione. Le opere in mostra sono state realizzate tra la metà degli anni Ottanta e il 2008.Gli artisti appartengono a diverse generazioni e possiedono formazioni differenti, ma tutti si sono dedicati in modo più o meno esclusivo a forme di time-based art, incrociando nei loro cammini di ricerca la cultura fotografica e il tema della sospensione temporale.

Orario: martedì - domenica 10-18 chiuso lunedì.
Informazioni per il pubblico: 011 4429518

I programmi dei corsi in partenza: tecnica e creatività



Per informazioni e iscrizioni inviare una mail a:
info@pepefotografia.it

I programmi dei corsi in partenza: reportage

Per informazioni e iscrizioni mandare una mail a: info@pepefotografia.it

Aspirante (grande) fotografa



Chiara Bruno, che ha frequentato il corso di reportage, fa parlare di sè!
p.s.: il ritratto di Chiara pubblicato sul giornale è stato scattato da Roberto Agostini durante la lezione di "flash in studio".
Complimenti ad entrambi!
(pubblicato sul numero di febbraio di LOOKOUT)

lunedì 2 marzo 2009

Workshop in Monferrato


Il workshop tratterà il rapporto fra le colline del Monferrato e le persone che vi abitano.
A partire dall’analisi di progetti realizzati sul paesaggio italiano si svilupperà una campagna fotografica volta a raccontare l’attualità e la verità di un territorio interpretato sia dal punto di vista paesaggistico che sociale.
Per consentire una migliore simbiosi con i luoghi e le atmosfere oggetto del lavoro, il workshop è costituito da due giorni di shooting nel Monferrato con pernottamento in loco (presso strutture agrituristiche) anticipati da un incontro presso lo studio di P E P E fotografia che introdurrà il tema del progetto. A conclusione è prevista la presentazione dei portfoli dei partecipanti seguita dal dibattito.
Per informazioni contattare lo studio: info@pepefotografia.it