domenica 22 marzo 2009

STATI DI GRAZIA

Stefania Martinetto, che sta frequentando il corso di reportage, ha raccolto in parole lo stato di grazia vissuto in una giornata particolare:





"Una giornata piena di colori brillanti e silenzio, un mercoledì regalato, quasi rubato. Io, la macchina fotografica e il resto del mondo, la macchina fotografica tra me e il mondo. È come se la mia la macchina fotografica mi avesse permesso di fare un passo indietro, che mi ha fatta diventare spettatrice. E’ come se il mondo fosse racchiuso in una bolla d’aria e io ne fossi uscita per un po’ per osservarlo attraverso il mio obiettivo. Nessun rumore, solo le macchine che passano, solo il mio obiettivo che cerca il fuoco, solo quello spezzarsi secco di qualcosa che è lo scatto, il fermo immagine su quello che passa davanti ai miei occhi, per un (infinito) istante tutto si congela e poi riprende. Ma riprende piano senza far rumore, chi mi passa accanto è come se non mi vedesse, quasi la macchina fotografica mi avesse fatta diventare trasparente. Vedo negli occhi della gente un barlume di curiosità, ma poi lo sguardo si distoglie e cerca di abituarsi alla mia presenza, come se fossi un albero o un tetto. Quasi non mi volessero distogliere da quello che sto facendo. E che sto facendo poi? Sto cercando di documentare un luogo, sto cercando di creare una storia di immagini che racconti com’è davvero. Cammino in silenzio, la mano sulla macchina, ed è come se leggessi nelle immagini che vedo quello che quel luogo a sua volta ha visto. Questo vorrei fare, riportare in vita per un istante (che sia sempre infinito, però) qualcosa di dimenticato, qualcosa di silenzioso. Senza sentire la mia voce, ma solo qualche brandello di conversazione, a volte chiudo gli occhi come per mettere in ordine le centinaia di immagini che sono sfilate davanti ai miei occhi. E poi piano, piano mi allontano, mi volto, mi fermo, cammino ancora un po’, mi giro di nuovo… vuoi dirmi ancora qualcosa, luogo silenzioso?
Ritorno alla mia auto, alla mia vita di sempre, dopo una parentesi brevissima, ma ormai eterna dentro di me. Non sono più invisibile, non sono più fuori ad osservare, devo guidare verso casa, fare attenzione ai semafori, il traffico. Lentamente aumento il volume della radio, che avevo zittito, chiudo gli occhi ancora un secondo per rientrare nel mondo con un balzo morbido. E’ come se avessi annusato il profumo di un mondo parallelo, e mi resta la sensazione dolce di sapere che c’è."

1 commento:

  1. che brava la mia amica stefania.
    se queste parole ri-suonassero ad ogni click,
    un nulla sarebbe eterno.
    ed anche più interessante.
    gio

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