lunedì 27 aprile 2009

LABORATORIO ZANZARA

Il Laboratorio Zanzara innanzitutto è un bel posto.

In quella stretta via che unisce Municipio e Palazzo Madama, Repubblica e Monarchia, quasi sotto l’anello al naso di un palazzo.

Poi entri e incontri qualcuno con il cappellino in testa che ti viene incontro per salutarti e mentre si presenta ti dice: “ciao io sono Massimo, per gli amici Marco”.

Allora capisci che aprendo quella porta hai scelto di smettere per un po’ i tuoi vestiti.

Qui è come se vigesse un sorta di nuovo regolamento di convivenza civile dove tutti possono essere ciò che si sentono davvero, avendo come unico limite il rispetto dell’altro.

Si potrebbe dire che qui, al Laboratorio Zanzara, sono tutti degli “espressionisti” del vivere: le emozioni, ma anche i più semplici pensieri, non hanno un filtro; semplicemente vengono manifestate, tutte.

Puoi prenderti dello “stronzo” come ricevere un abbraccio da brividi.

Se sei donna e di gentile aspetto, è possibile che ti vengano regalati al tuo ritorno i sandali del Dottor Scholl , rigorosamente bianchi.

Oppure può capitarti di ricevere istruzioni sulla storia dei treni: da quelli a vapore a quello di ieri sera delle 23 che aveva “e non ti dico cazzate” 74 minuti di ritardo.

In una stanza si disegna, nell’altra si cercano (e si trovano) aforismi, in un’altra ancora una macchina da scrivere irrequieta batte lettere per i capi di stato; nel salone si mangia tutti insieme, in un tavolo da monastero, però al muro non c’è una crocifissione, nemmeno l’adorazione dei magi, ma una frase, storta, enorme, pixel e colori: “Se uno non si ribella si scompare”.





Poi si raccoglie tutto, plastica e carta da una parte, organico dall’altra, una passeggiata in via Garibaldi, e poi ancora in laboratorio a modellare la cartapesta per fare vasi, tutt’altro che regolari, per nulla normali, ma belli, parecchio.





Io so solo che quando ritorni a casa ti senti rilassato, e sorridi. Poi pensi alle tue ossessioni, quelle che nascondi, oppure alle emozioni che hai voluto trattenere e le parole che non hai detto, cercando il significato di questa normalità.











3 commenti:

  1. c'è un progetto cinematografico molto carino in proposito...il film "Si può fare" con claudio bisio.
    Come titolo sembra lo slogan politico di Obama e di Veltroni, come protagonista però c'è un sorprendente Bisio: la commedia che sembra corriva è invece seria, comica e intelligente. Racconta la nascita della cooperativa 180, la prima composta da malati psichiatrici e impegnata in lavori non assistenziali, ma in attività di mercato. Oggi cooperative simili sono in Italia 2500.

    Se vi capita...

    Complimenti per le foto. sempre meravigliose..

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  2. Ho fatto l'obbiettore di coscienza in una scuola molto simile a questo laboratorio, un'esperienza che consiglio a chiunque , si riceve dieci volte ciò che si da. Bravi, bravissimi e foto spettacolari.

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  3. ...parte di questa che gioia che narrate mi è già arrivata grazie a queste foto meravigliose..mi stanno parlando! complimenti..

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