L’ULTIMA GOCCIA
Era proprio l’ultima, l’ultima goccia di un acquazzone che sembrava non finire più. Con un braccio ancora attaccato al bordo sembrava non volerne sapere di staccarsi, di cadere al suolo, di confondersi alla terra, mischiarsi al fango, tornare a essere umidità, ricominciare il giro. In fondo stava bene appesa a quella tettoia verde, da lì poteva osservare un bel pezzo di mondo, oppure filtrarlo ribaltato a chi avesse provato a guardarlo attraverso di lei. Eppure cadde, si staccò, richiamata da una forza più forte. Nel volo chiuse gli occhi, stirandosi come per frenare, per resistere all’inevitabile. La sua paura più grande era di finire nel fiume, di farlo diventare ancora più grosso, andandosi ad aggiungere a tutte le altre cadute prima. Proprio non ci stava a essere ricordata come l’ultima.... troppa responsabilità. I proverbi non le erano mai piaciuti ma, dovendo scegliere, avrebbe preferito essere ricordata come la goccia che scava la pietra, piuttosto che quella che fa traboccare il vaso!
Ma ormai era lì e doveva rassegnarsi. Se solo avesse aperto gli occhi avrebbe visto con stupore l’imbuto che la stava aspettando.
Un enorme tubo grigio, di cemento; come una ciminiera tozza, ma senza fumo; come una clessidra che scandisce il tempo di un gigante. Al suo ingresso percepì di essere il granello decisivo, quello che una volta caduto costringe la clessidra al ribaltamento, per ricominciare la conta. Era stata l’ultima ad entrare in quella strana cisterna, e fu la prima ad uscirne, a testa in giù. Ne ebbe un sospetto nel momento in cui vide alberi strani, che si increspavano al vento, sopra un cielo grigio di carta velina. Dovette rigirarsi su se stessa per capire che ne stava osservando il riflesso in un lago.
Il nuovo suolo era un mondo d’acqua, più bagnato che asciutto. Forse l’imbuto non era clessidra, ma rubinetto. Una valvola di scarico per il mondo di sopra, dall’altra parte, quello a testa in su, o in giù a seconda del tempo. Allora siamo tutti in un’enorme clessidra che al posto dei granelli di sabbia contiene gocce d’acqua, due vasi comunicanti in continua ricerca di equilibrio! Quando di là piove troppo, o fa troppo caldo e i ghiacci si sciolgono con prepotenza, e l’acqua non sa più dove andare, allora escono fuori dalla terra i grandi imbuti-rubinetto che raccolgono gli eccessi, per scaricarli, col movimento di una clessidra capovolta, nel mondo di qua.
Ecco perchè tutte quelle distese d’acqua, laghi e lagune, più acqua che terra. Qui ora c’è il sole e l’acqua proveniente dall’altro mondo fa crescere il riso, i prati e gli alberi appena interrati.
Una casa sembra sciogliersi nella nuova laguna, forse i suoi vecchi abitanti l’hanno abbandonata e lei non se la sentiva più di continuare a vivere nel silenzio, da sola, e allora ha scelto di dissolversi, di colorare l’acqua col rosso dei suoi mattoni.
Là in fondo altri due enormi rubinetti imbuto sono in attesa. Aspettano il troppo pieno d’acqua del mondo di qua, per assorbirne l’eccesso, per ristabilire l’equilibrio e far girare ancora una volta la clessidra.
smetti di piovere bastardo cielo
RispondiEliminason giorni e giorni
che scendi acqua
bastardo cielo
ho scarpe umide
e calze marce
basta di pioggia!
pozzanchere enormi che ci si casca dentro
le vecchie affocano
i cani
i taxi slittano
gli uccelli sbiellano
bastardo cielo smetti
apriti
seccati
sole
imponiti tu che sei stella di foco
sole, cazzo
sole, timido cretino
esci e asciuca le mie calze umide marce
dove sei finito tonto?
il fiume è pieno
le mie palle pure
me la immagino recitata così... :)
RispondiEliminahttp://www.flickr.com/photos/gocciolina77/1569080028/in/set-72157600777182220/
Scusate eh...
RispondiEliminama secondo me 'sto post
sta portando un po' sfiga...